12.12.06

Le trasferte di lavoro - parte 2

E andiamo a spiegare perche' da tre giorni la trasferta si e' trasformata in una di quattro.

In genere, sia per problemi di budget che per comodita' l'azienda sceglie voli low cost, che oramai rappresentano quasi l'80% dei voli in partenza da Pisa.

Per quello che posso dire io, volare RyanAir o EasyJet e' comodo, veloce e sicuro. Certo, non ti danno caviale e champagne a bordo, ma c'e' qualcuno che ancora lo fa, per la classe turistica? Non credo proprio...

Questa volta, sia perche' ci siamo decisi tardi, sia per questioni logistiche, sia perche' nemmeno il treno era possibile come alternativa, si e' dovuti ripiegare su un volo Alitalia A/R per Parigi, alla modica cifra di quasi 1000 Euro.

Alla partenza la prima sorpresa: il volo e' Alitalia, ma e' gestito da Air France, che a sua volta lo ha sub-subappaltato a Axis Airlines, una florida azienda con ben sei aeromobili B737 di varia pezzatura. E non mi invento nulla, eh? Lo dicono loro nel giornale di bordo, edito penso una sola volta all'inizio di quest'anno e riciclato a pezzi sui sei aeroplani (nel senso che se uno vuole leggersi l'intera rivista, deve saltare dalla fila 7 alla 19 e ravanare in tutte le tasche portaogetti). Che, a vederli poi, quei B737, uno un po' si preoccupa: se non ricordo male, nemmeno gli MD-80 Alitalia davano questa impressione di anzianita' e scarsa manutenzione.

Il volo parte con un terzo dei posti occupati (si stava parecchio larghini), e debbo dire per onesta' che il viaggio non e' stato assolutamente male, ma d'altra parte il tempo era bellissimo...

Oggi, venerdi' 8 dicembre, parto presto nel pomeriggio da Le Havre sotto una tempesta davvero notevole, e arrivo a Parigi in perfetto orario per il check-in. Il tempo non mi pare bruttissimo: OK, c'e' vento e piove a scrosci, ma ho visto davvero di peggio. Comunque, sui display del Charles De Gaulle si avvertono i viaggiatori che a causa delle condizioni climatiche, sono possibili variazioni e cancellazioni.
Sono le 17,00, il mio volo e' comunque dato in partenza all'orario stabilito e, nell'attesa che mi indichino il posto dove fare il check mi fermo 10 minuti ad un bar in aeroporto a prendere una bella birra scura e un panino. Giuro, solo dieci minuti. Mi alzo, e ricontrollo i display. Con orrore scopro che il volo per Pisa e' stato cancellato.

Moccoli e madonne in fila indiana, inizio a far girare i miei 4 neuroni, cercando un'altra soluzione possibile. Ci sarebbe Genova, ma e' scomodo. Ma c'e' anche un bel volo per Firenze, sempre AZ gestito da AirFrance, che in qualche maniera potrebbe portarmi a casa in serata. Parto alla ricerca di qualcuno che mi possa modificare il biglietto, e passo in rassegna chilometri di terminal aeroportuali e, in sequenza:

  • il check-in, dal quale mi rimandano ad un fantomatico ufficio cambio biglietti che non ho ancora trovato, dicendomi comunque che secondo loro la cosa e' fattibile

  • l'ufficio informazioni, che mi spedisce alla biglietteria Air France, sostenendo che la cosa e' fattibilissima

  • la biglietteria dell'Air France, alla quale, saputo che il biglietto e' stato emesso da Alitalia, mi ha detto di andar da Alitalia

  • la biglietteria Alitalia dove una ragazza, dopo aver detto che comunque l'aereo era Air France e loro non ci potevano fare nulla, mi ma emesso comunque il biglietto per Pisa dicendo di presentarmi con quello al check-in da dove ero partito e sperare in Dio

  • di nuovo il check-in, che e' oramai chiuso, e nulla riesce -ovviamente- a smuovere gli animi dei controllori all'imbarco.


Il risultato e' che 'sta roba la scrivo dall'aeroporto di Parigi, dove mi appresto a passare una simpatica nottata.

Ma la cosa molto divertente e' che sono andato, dopo, a questionare sia con Alitalia sia con Air France. Ai francesi ho detto che secondo me le condizioni climatiche non erano cosi' terribili, e che avevo il forte sospetto che avessero cancellato l'aereo perche' avevan venduto pochi posti. La signorina, controllando sul terminale, ha detto che confermava che la cancellazione era dovuta al maltempo, e che i miei cattivi pensieri me li potevo tenere per me. Tornato dall'Alitalia, ho chiesto per curiosita' quanti passeggeri fossero venuti a chiedere trasferimenti su altri voli.

La risposta la sapete gia': "Solo lei, signore...".

Weather conditions dei miei coglioni: se queste sono le compagnie di bandiera, viva le low cost tutta la vita. Ah, per inciso, nessuno che mi abbia offerto uno straccio di camera di albergo. Non chiedevo mica lo Sheraton, ma per la miseria, c'e' pure l'Ibis, li'!

Le trasferte di lavoro -parte 1

Sono di ritorno da Le Havre, per una tre giorni che si e' trasformata in una quattro giorni per i motivi che spieghero' in seguito, e l'altra sera mi sono ritrovato nella condizione di trovare un posto dove cenare in un luogo dove non sono mai stato, il tutto ovviamente da solo.

E, come sempre, si ripete lo stesso cliche': io che parto stanco dall'hotel, mi faccio un giro esplorativo della zona, e invariabilmente finisco per trovare il locale adatto.

Tale luogo deve avere caratteristiche ben definite: intanto, evito come la peste i locali che nel menu' hanno roba che si chiama "Lasagne", "Fettuccini", "Risotto", o che propongono improbabili "Pesto Genovesi", "Ragu' Bologna" e compagnia andante.

Poi -dato che sono solo- non mi va di infilarmi in posti superaffollati con effetti psichedelici (beh, in realta' 'sti posti li evito sempre...).

Infine, per calarmi almeno qualche decina di minuti nell'atmosfera del luogo, il locale deve essere con tutta evidenza frequentato quasi esclusivamente da autoctoni, meglio se un po' su con gli anni, sbevazzoni e fumatori.

Ecco, l'altra sera a Le Havre ho beccato un posto che rappresenta quasi la summa dei locali da trasferta. Posizione centralissima, sulla piazza del teatro battuta da un mistral assassino, accanto a un locale chiuso ed a un altro strapieno di avventori ben vestiti. Questo, invece, aveva un solo consumatore al suo interno, sicuramente conosciutissimo dai proprietari: tavolo prenotato, consumazioni cosi oramai standard che quando il tipo finiva un piatto arrivava la cameriera col successivo, sigarette una via l'altra.
E quando se ne e' andato, lasciandomi cosi' solo nel ristorante, mi ha pure salutato...