3.8.10

Il giallo scandinàvo (o scandìnavo, vai a sapere...)

[nota: l'inutile pezzo che segue contiene uno spoiler che riguarda l'opera piu' famosa di Lazlo Olaffson -o come Cristo si chiamava quello scrittore svedese morto giovane che ha scritto la trilogia "Centurion" (mi pare)-. Siete avvisati, eh?]

L'idea di fare un pezzo come questo mi era venuta un po' di tempo fa, poi la lettura di questo post di Negrodeath (che tra gli altri difetti che annovera e' pure di Viareggio, e non dico altro) mi ha spinto a non posticipare piu'. E quindi vi tocca questa trattazione analitica e strabordante del fenomeno del momento (o del decennio), dell'unico genere di libro che oggi come oggi si vende come il pane o come la coca a Lambrate: il giallo scandinavo. L'accento mettetelo dove vi pare, la sinossi di un giallo scandinavo qualsiasi ve la spiego io. Debbo dire che rispetto a Negro io parto avvantaggiato dal fatto di poter disquisire di roba che ho letto; non mi baso quindi su una fugace e rapida occhiata data alla quarta di copertina di libri raccattati a caso alla Feltrinelli di Pisa, ma parlo per esperienza personale. Insomma: ho letto almeno dieci gialli scandinavi di almeno dieci autori differenti, e senza alcuna pistola alla tempia. In ultima analisi, sono un masochista recidivo. E sto parlando di difetti che tutti possono conoscere...

Dunque, per seguire proficuamente la trattazione dovreste aver letto almeno un giallo svedese/norvegese/danese. La Finlandia pare non sia Scandinavia, e la Groenlandia ovviamente si (ma non mi viene in mente nessuno scrittore Groenlandes ...Groenlandian... insomma di quel posto la').
Ah, si dibatte sulla posizione dell'Islanda, ma francamente ho gia' sprecato l'80% della lunghezza di un mio pezzo medio in bischerate, e' l'ora di andare alla sostanza. Allora, per comodita' faccio finta che tutti i miei due lettori abbiano letto "Uomini che odiano le donne", di Coso Svensson (o Tizio Gustaffson). Se avete visto il film, e' piu' o meno uguale. Se non avete visto il film, ne' letto il libro potete proseguire, ma -vi avverto- saprete immediatamente che il colpevole e' Martin Vanger, il nipote che sembra un idiota e invece si e' pure violentato sua sorella, da giovane. Ecco, lo sapete. Allora iniziamo sul serio.

La prima caratteristica del giallo scandinavo e' che e' ambientato in Scandinavia. Il che può sembrare assolutamente logico, e fa apparire in superficie l'inutilita' di questo post e l'idiozia del suo estensore. Puo' essere pure vero, ma il confinare l'azione in una penisola, seppur grande, non e' indice di grande apertura mentale. Nel libro che abbiamo preso ad esempio i protagonisti si muovono come mosche senza testa in luoghi dai nomi impronunciabili, ricchi di segni fonetici alieni come i due puntini sopra alcune delle "A" e delle "O", o quel cerchietto che a volte appare su una "A", o le "O" tagliate in diagonale... Nessun essere umano nato e cresciuto al di sotto di Lubecca ha la minima idea di come si pronunciano 'sti toponimi (Gävleborg, Härjedalen, Procul Harum! Eh? PUPPA!!!!), per cui ci si ricorda Oslo, Stoccolma e forse Brondby (ma solo perche' c'e' una squadra di calcio), il resto e' buio pesto.
Ma anche il peggior scrittore di gialli scandinavi ha in mente che dopo le colonne d'Ercole del Kattegat ci deve pur esser qualcosa; nel libro che abbiamo preso ad esempio, ad esempio, (ripetizione fortemente voluta) i protagonisti si lanciano in un paio di viaggi sfrenati verso l'Inghilterra e l'Australia. Ora, soprattutto la seconda meta e' abbastanza cruciale per il plot del romanzo, ma l'ineffabile Caio Pattersonn o chi per lui ci diletta di questi luoghi ameni solo per una decina di pagine scarse su circa ottocento che compongono il libro. E mi pare un po' pochino, via... Insomma: gli scrittori di gialli scandinavi sono tronfiamente orgogliosi delle loro terre, e non conoscono per nulla la geografia del resto del mondo. Questo e' un dato di fatto.

 

La seconda caratteristica dei gialli scandinavi e' che i protagonisti (un paio di serque almeno, con nomi simili a quelli dei luoghi in cui vivono) hanno divorziato almeno due volte prima di legarsi all'attuale compagno/a. E' evidente che nel frattempo si sono riprodotti almeno una volta (in genere durante il primo matrimonio). Il risultato finale e' una serie di famiglie che definire "allargate" e' -come dire?- un understatement, tanto che il soggetto psichicamente piu' stabile risulta essere quasi sempre il cane di casa.

La terza, imprescindibile, caratteristica di ogni giallo scandinavo che si rispetti e' che ci deve essere almeno una protagonista lesbica. Se ce ne sono due, una e' di sicuro bisessuale. Transessuali e gay possono esserci o no, ma la lesbica non manca mai. Vi sono casi in cui la scrittrice taglia la testa al toro e risolve il problema alla radice: la lesbica e' lei, e non pensiamoci piu'. E' strano ed inspiegabile come in nessun giallo scandinavo che ho letto vi siano protagonisti transgender. (Segnalare la cosa all'ARCIGay).

Quarto must have: almeno uno dei protagonisti ha subito un trauma infantile che spieghera' almeno uno dei misteri del libro stesso.

Quinta caratteristica peculiare dei gialli scandinavi: gli scrittori fanno marchette ogni mezza pagina. Otto Ottosson, di cui stiamo presentando il capolavoro, cita tutti i device Apple che vi possono venire in mente (chi ha mai visto un Newton? C'e', Cristo! C'e'!!). In un altro libro il protagonista ha un orologio Seiko che va chiamato "Seiko", perche' "orologio" e' troppo generico. Se qualcuno fuma (ho detto "se qualcuno fuma"? Scusate: fumano tutti), non si accendera' una sigaretta, ma una MarlCoro, o una WinsHon, e via andare. Bere Vodka? Col cazzo! O Absolut o niente! Lascio che la vostra immaginazione elenchi i modelli di auto che i nostri cavalieri posseggono. Direi: tutte quelle delle case automobilistiche che han dato qualche soldo al Pekka Pakkinen di turno (nome finlandese, peraltro). 

Sesto e piu' importante elemento caratterizzante: almeno uno dei misteri del libro - e ricordatevi che si parla di un qualsiasi giallo scandinavo- si scopre a pagina DUE (se si e' normodotati), oppure a pagina SETTANTA (per quelli molto duri di cranio). Chi arriva in fondo e non ha capito chi era l'assassino forse farebbe meglio ad estrarre quella roba fatta di carta dal lettore DVD e provare a "leggerla", sempre che capisca di cosa stiamo parlando .

 

Insomma, uno si chiede perche' questi libri vendono parecchio. Secondo me, per due motivi che appaiono antitetici -ma solo agli zucconi testa di marmo, sia chiaro-:

  • la loro complessita' (soprattutto nei nomi, nel numero di personaggi, nelle assurde esperienze che il coprotagonista ha fatto quando aveva sette mesi);
  • la loro semplicita' (quasi tutti riescono a scoprire l'assassino prima che il suo nome venga fatto dallo scrittore).

Detta in estrema sintesi: oggi come oggi se fai credere alla gente che e' intelligente, riesci a vender loro pure la merda in barattolo. E non occorre che sia quella di Piero Manzoni.

[tutto questo, incidentalmente, ha parecchi punti in comune con la situazione politica attuale. Ma credo sia per molti versi un caso.]

 

BP

Posted via email from panofski's posterous

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