13.9.11

Peretola e' il piu' schifoso aeroporto dell'Universo. E prova a dire di no, ovvia!

Sono di ritorno da un blitzkrieg di tre giorni in Cruccolandia, a Wiesbaden, dove sono stato per una Conferenza.
Per problemi di orari e di giorni di partenza ed arrivo obbligati, son dovuto partire dal ridicolo aeroporto (?!!) di Firenze Peretola, che alla partenza e all'arrivo ha dato -ce ne fosse stato bisogno- ulteriore prova della sua assoluta inutilita' e ridicolaggine. Vabbe' che siamo in Italia, ma competere con il Burkina Faso in fatto di infrastrutture non e' il massimo della vita, no?

Vado quindi a sostanziare il mio assoluto disprezzo per lo scalo fiorentino, apportando dati di fatto ed esperienze personali.

  1. L'accesso all'aeroporto, posto all'uscita dell'autostrada, e' in partica possibile solo in automobile. Puo' sembrare ganzo -almeno per chi si sposta con la macchina-, ma l'accesso motorizzato e' accoppiato ad una...
  2. Assoluta insufficienza di posti di parcheggio. Stanno facendo dei lavori, e meta' dei posti e' inagibile, maanche quando tutto e' completamente operativo trovare un posto e' quasi impossibile.
  3. Pista ridicolmente corta, e sto usando un eufemismo. Si decolla dando tutta manetta e, CONTEMPORANEAMENTE, frenando allo spasimo finche' i ferodi non fumano, poi si lascia il freno e si spera in qualche divinita' Zulu. Ovviamente, aerei piu' grandi di un Airbus A319 non possono decollare da Peretola, ne' tantomeno atterrarci.
  4. Pista ridicolmente piazzata: a sud confina con l'autostrada, a nord con le montagne. Va da se che si decolla e si atterra SOLO da sud verso nord. E va da se che ogni tanto qualcuno fa un decollo lungo, o un atterraggio corto, sulla A11.
  5. Pista ridicola tout court: e' l'unico caso al mondo di pista di aeroporto con la ROTONDA alla fine per tornare indietro. La rotonda viene usata anche come pista di attesa per gli aerei in coda per decollare.
  6. Servizi inesistenti: UN solo bar, dopo il controllo di sicurezza, che pratica prezzi da denuncia penale, ha sempre UNA sola cassa aperta, e tutto il personale andrebbe deportato in Russia per fargli imparare SIA la buona creanza, SIA l'inglese [1].
  7. Servizi inesistenti 2: non c'e' una linea di autobus-un tram-un qualsiasi mezzo pubblico che ti porti dall'aeroporto al centro della citta': devi andare con i taxi. L'opzione "proviamo ad andare a piedi?" e' altresi' vietata (dovresti attraversare l'autostrada...).
  8. I taxi sono i piu' cari del mondo. Siamo in Italia, e in una situazione di monopolio obbligato i monopolisti uccidono il cliente con tariffe da bordello amburghese in stagione di Oktoberfest. I tassisti di Peretola non fanno certo eccezione: per un tragitto che sara' di cinque chilometri espongono una tabella che gli permette di chiedere legalmente VENTI fottutissimi Euro per la corsa, PIU' UN Euro per ogni valigia, PIU' TRE Euro di diritto di chiamata. E vaffanculo, caro strozzino tassista di Firenze: avessi avuto qualche dubbio sul fatto di ritornarci, me l'hai levato.
  9. La zona di imbarco e' piccola, e se -come domenica scorsa- ci sono dei ritardi per piu' di un volo, si crea una calca impossibile con persone accampate in terra che nemmeno a Calcutta. Devo aggiungere che in quelle condizioni l'aria condizionata e' efficace come il massaggio cardiaco sulla mummia di Tutankamon? 
  10. Ho purtroppo volato parecchie volte da Peretola, e SEMPRE mi sono imbattutto, prima della zona dei controlli di sicurezza, nella giovane precaria che cerca di venderti una stracazzo di carta di credito, SEMPRE DIVERSA da un volo all'altro, e SEMPRE magicamente agganciata alla compagnia che quel giorno tu userai. Chi dice che i lavavetri ai semafori sono molesti non ha mai dovuto toglersi di torno queste tizie qua.
  11. Last but not least: non sembra credibile, ma vi assicuro che la probabilita' che un volo x scelto a caso in partenza da Peretola faccia ritardo e' pari al 100%. E dire che quello dovrebbe essere un aeroporto business...


Barney


[1]: esempio di domenica pomeriggio: ero in fila, una signora inglese chiede qualcosa alla barista, che risponde in italiano "le 17 e 35", poi -siccome m'ero girato- mi chiede se la posso aiutare. Ci provo, e chiedo alla signora di cosa ha bisogno. Lei mi dice che voleva solo sapere a che ora chiude il bar. Io faccio la domanda alla barista, che mi risponde: "Alle otto, o forse alle nove". La mia traduzione alla signora inglese la fa molto ridere, per quell'aria di incertezza che riusciamo a dare in tutte le situazioni.

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