3.6.12

Piccoli suicidi che nessuno vi raccontera'

Ho letto poco fa che un ragazzo pratese di 24 anni, giocatore di pallamano e in procinto di aggregarsi alla nazionale in Puglia (nazionale nella quale era titolare) s'e' ammazzato sotto al treno, sdraiandosi sui binari alla stazione di Bologna.

La faccia del ragazzo mi ha colpito, sul sito dal quale ho ricavato la notizia, per l'espressione tra il disincantato e lo strafottente, con un retrogusto di malinconia e tristezza che -a posteriori- avrebbe potuto far suonare campanelli d'allarme tra i suoi familiari o i suoi compagni di squadra. La faccia non la troverete qua, ne' troverete il nome del ragazzo; non per una politically correctness che non mi appartiene, ma per il rispetto che e' dovuto di fronte a un'incomprensibile dramma.

Mi ha anche colpito la giovane eta' (solo pochi anni di piu' rispetto al mio figlio maggiore), e il fatto che il ragazzo non pare venire da situazioni di degrado o di difficolta': e' pur sempre un atleta di livello, e sebbene la pallamano sia -ingiustamente- uno sport minore, qualche minimo benefit e qualche forma di protezione sociale (per esempio, frequentare un gruppo omogeneo di tuoi simili) deve averli avuti pure lui.
E' -questo tipo di morti- quello che capisco meno, tra le valanghe di industriali/operai/artigiani che preferiscono smetter di combattere la crisi e la vita uccidendosi -e, con, questo, perdendo clamorosamente la sfida con la realta'-.
Perche' di sicuro i motivi che hanno spinto A. B. ad uccidersi sono meno "concreti" di quelli che hanno guidato le scelte di chi ha deciso di farla finita per i soldi o per l'amore finito o mai arrivato, ma altrettanto di sicuro piu' profondi e potenti.
Il ragazzo ha lasciato un biglietto per i suoi genitori, con sopra scritto solamente "Non riesco piu' a vivere", e spero che i genitori non si sentano in colpa per il gesto estremo del loro figlio, perche' la frase e' piu' un tentativo di scusarsi e di giustificare l'ingiustificabile che altro.

Mi piacerebbe capire come si fa a non riuscire piu' a vivere: soprattutto nell'ottica di uno che ritiene che questa sia l'unica vita che gli e' stata messa a disposizione, e che ha davanti a se i tre quarti forse migliori della sua esistenza. Mi piacerebbe anche capire se questa incapacita' a vivere sia tipica dei nostri giorni, in cui conta certamente di piu' l'apparire rispetto al'essere e il conformarsi rispetto al trasgredire.

M'e' venuto in mente, proprio mentre scrivevo, un tipo che si e' suicidato anni fa in un garage sotto casa nostra. Era uno uomo solo, semi-alcolizzato, che viveva -lui emigrato dalla Sardegna- in una delle citta' meno tolleranti d'Italia. Viveva facendo il guardiano a un incredibile raccolta di robe vecchie ammassate nello stesso immenso fondo nel quale poi s'e' impiccato. Ci avevo addirittura trovato delle mattonelle uguali a quelle della cucina, la' dentro, tra assurdi caschi da parrucchiera anni '60 e raccolte di "Cronaca Vera" e "Novella 2000" d'epoca.

Un giorno il titolare della ditta di robivecchi mori', e il povero guardiano girellava senza sapere cosa fare, li' attorno, unica persona che ho visto bere da una bottiglia camuffata in un sacchetto di carta. Non disperato, ma incapace di vedere il suo futuro, nemmeno triste da quel che posso ricordare. Spaesato, ecco.

Invece, una notte di inizio estate mi affaccio alla finestra e vedo i lampeggianti blu di una ambulanza. Mi affaccio, riconosco uno dei barellieri e chiedo se fossero venuti per il signor Vittorio, simpaticissimo vicino che ha tirato avanti piu' di sessant'anni con un polmone solo.
No, mi dice l'amico: e' uno che s'e' attaccato al trave nel garage.

Sono rimasto molto colpito da quell'episodio, cosi' come mi ha colpito la notizia di oggi (uno dei motivi e' forse che mi sarebbe piaciuto tantissimo giocare seriamente a pallamano, da piccolo), soprattutto perche' dalla morte non torni indietro.

Per tornare a qualche riga piu' su: penso che questo tempo abbia inciso pesantemente su molte persone, sulle loro vite e sulle loro prospettive. Lasciando da parte gli imprenditori/gli operai/gli artigiani che magari si suicidano come prima (si sa, le statistiche sono fatte per provare tutto e il contrario di tutto), e magari no... mi piacerebbe trovare i dati per quanto riguarda i suicidi tra giovani; non vorrei che la generazione "no future" si decimasse da sola, proprio perche' non riesce a trovare un valido motivo per vivere...

Barney

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